Il trapianto del microbiota intestinale

Il trapianto del microbiota intestinale

Il trapianto di microbiota intestinale (FMT) consiste nell’infusione di feci da un donatore sano nel tratto gastrointestinale di un paziente, allo scopo di trattare una specifica patologia associata a un’alterazione del microbiota intestinale.

Al giorno d’oggi l’unica indicazione clinica con sufficienti evidenze scientifiche per l’utilizzo del trapianto fecale è il trattamento dell’infezione recidivante da C. difficile, una comune causa di diarrea nosocomiale, la cui incidenza continua a crescere per via del fallimento delle terapie antibiotiche e la ricorrenza delle infezioni. Il trapianto fecale è un trattamento estremamente più efficace rispetto alla terapia antibiotica standard con un tasso di guarigione tra l’85% e il 95%.

La selezione del donatore di feci per FMT consta di tre passaggi: 1) una valutazione anamnestica mediante questionario dedicato ad investigare tre principali aspetti: storia nota o fattori di rischio per malattie infettive; storia di malattie gastrointestinali, metaboliche, neurologiche; utilizzo di farmaci/sostanze che possono alterare il microbiota intestinale.; 2) uno screening laboratoristico (siero e feci); 3) un’ulteriore valutazione clinica mediante questionario il giorno della donazione.

Il donatore può essere scelto sia tra i familiari del paziente, che tra altri volontari sani, in quanto diversi studi affermano che non ci sia differenza fra donatori consanguinei e donatori esterni in termini di efficacia e sicurezza.

Possono essere usate feci fresche oppure congelate, preparate con protocolli dedicati.

Le diverse vie di somministrazione sono rappresentate da: colonscopia, clistere, sondino naso-duodenale o gastroscopia, e capsule.

Prima dell’infusione il paziente va preparato con un lavaggio intestinale con polietilen-glicole e trattato con vancomicina o fidaxomicina almeno per 3 giorni prima della procedura.

Il paziente deve essere seguito nell’immediato periodo post-procedurale per valutare l’insorgenza di eventi avversi immediati. Inoltre, il paziente con CDI deve essere seguito per almeno 8 settimane dopo la procedura, per valutare l’efficacia del trattamento e gli eventuali eventi avversi a breve termine.

Gli eventi avversi a breve termine che intercorrono più comunemente dopo la procedura di trapianto fecale per infezione ricorrente da C. difficile sono: diarrea (nelle prime 24 ore dalla procedura), dolori addominali, stipsi, febbre. Eventi avversi gravi, quali batteriemia, perforazione intestinale, morte, sono molto rari.

I tempi e le modalità ottimali per la valutazione degli eventi avversi a lungo termine non sono stati ancora identificati con certezza.

Il recente avanzamento di conoscenze riguardo il nostro microbiota intestinale, delle sue funzioni e del suo ruolo nella patogenesi di parecchie malattie gastrointestinali ed extraintestinali, pone le basi per la terapia di patologie correlate all’alterazione del microbiota intestinale tramite FMT. Per tale motivo si stanno studiando nuovi campi d’applicazione per patologie associate a quadri di disbiosi come la sindrome da intestino irritabile (IBS), le patologie croniche infiammatorie intestinali (IBD), i disordini metabolici, le infezioni da germi multiresistenti.

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